Come stare al mondo

Omino schiacciato da casa

“Ragazzino sfonda il vetro di un portone a bastonate, si taglia e i genitori citano il condominio perché il vetro non era di sicurezza”, “Bambino sposta una grata e si ferisce cadendo nell’autorimessa, la procura apre un fascicolo”

e potremmo andare avanti citando innumerevoli casi tratti dalla cronaca.
Ora, va bene che la colpa di tutto è sempre e solo della società; va bene che la propria discendenza è sacra e vada tutelata; va bene eliminare i pericoli e ridurre i rischi; ma il vecchio, sano controllo del genitore sui minori non dovrebbe mai andare fuori moda.

Se non insegniamo ai nostri figli che aprire un pozzetto, un tombino o una botola è innanzitutto profondamente antigienico e poi pericoloso, veniamo meno al nostro ruolo di genitori.

Se si pretende che ogni elemento smontabile sia reso “sicuro” perché mamma e papà hanno da ‘fare altro’, si rifiutano le proprie responsabilità. Di questo passo arriveremo a lamentarci che i pavimenti sono troppo duri, i gradini molto spigolosi e i muri e i pilastri vanno tolti perché solo gli open-spaces sono sicuri: un mondo a prova di bimbi, dove possano fare qualunque cosa senza rischi, perché nessuno si interessa davvero a loro.

Usando un semplice gioco di parole, dobbiamo auspicarci non tanto di creare “un mondo a prova di bambini” ma di crescere “bambini a prova di mondo”, affinché imparino già dalla tenera età a percepire e gestire i pericoli, assumendosi le responsabilità delle proprie azioni.

Queste brevi considerazioni rivolte all’educazione dei giovani, si estendono spontaneamente al mondo degli adulti.

“Uomo di 39 anni, appoggiato alla ringhiera del proprio balcone, a causa di un cedimento del parapetto, perde la vita precipitando per 10 metri”.

La notizia è scarna e non permette di ricostruire la dinamica degli eventi, ma è ragionevole presupporre che il parapetto prima di crollare abbia dato da tempo segni di cedimento e piccoli movimenti. E’ ragionevole ipotizzare che una maggior consapevolezza del problema avrebbe portato a sistemare la ringhiera, prima di arrivare ad un evento così grave.

“Saper stare al mondo” richiede un saper guardare ai nostri ambienti di vita o lavoro con uno sguardo diverso, assumendoci le nostre responsabilità, al posto di minimizzare i pericoli restando in attesa che, soprattutto all’esterno delle nostre case, qualcun altro ci pensi.

La sfida non è costruire un mondo a propria misura, anche se auspicabile, ma crescere nella consapevolezza per imparare a gestire quegli aspetti che se lasciati a se stessi possono minare il nostro “benessere”.

Articolo tratto da “l’amministratore XLI n.5” ANACI Milano